Le piante di Bosso (Buxus spp.), eleganti ma molto lente a crescere, sono le indiscusse protagoniste dei giardini all’italiana. Dal 2011, in Italia c’è un nuovo ospite di questa pianta, asiatico e affamato… la Cydalima perspectalis, meglio conosciuta come piralide del Bosso. Talvolta questo insetto fitofago lo si può osservare su un secondo ospite, la Pachysandra terminalis, anch’essa appartenente alla famiglia delle Buxaceae, erbacea, tappezzante e adatta alle zone ombrose.
La sua diffusione in Europa è in continua espansione pur essendo l’insetto un pessimo volatore e caratterizzato da un comportamento stazionario; la sua migrazione è infatti affidata alle forme dormienti (uova e pupe) presenti su materiale infetto commercializzato.
L’adulto è una farfalla con apertura alare di circa 4 cm, di colore bianco, quasi trasparenti, con una linea scura che decorre lungo il margine, debolmente iridescente; in rari casi la colorazione delle ali può risultare uniformemente marrone. Il corpo dell’adulto è chiaro con estremità scura. Tuttavia sono le larve le vere protagoniste nella definizione del danno; lunghe fino a 4 cm, ma mediamente di 2 cm di lunghezza, di colore verde, capo nero, lievemente striate e puntinate. Le uova sono deposte a gruppi di 15-20, parzialmente sovrapposte sulla pagina inferiore delle foglie. Le crisalidi di circa 2 cm si circondano di un bozzolo siriceo che le protegge e le nasconde nella vegetazione.
Il ciclo biologico è olometabolico, caratterizzato quindi da tre stadi distinti: nei climi più rigidi sverna come uovo sulla vegetazione, anche caduta al suolo, mentre a temperature più miti può uscire dall’inverno come larva protetta dal bozzolo siriceo. Dopo quattro settimane di alimentazione serrata, si impupa e a maturità sfarfalla l’adulto; il ciclo si ripete per un totale di tre cicli/anno, con flessione dell’attività trofica nel periodo estivo dovuto al caldo.
Il danno è causato dalle larve, voraci, in grado di defogliare totalmente una pianta di Bosso in poco tempo grazie al loro apparato masticatore. Tuttavia l’attività trofica delle larve non è sempre uguale, ma varia a seconda dello stadio di accrescimento delle stesse. Le larve più giovani erodono i tessuti della pagina inferiore della foglia, lasciando intatta la pagina superiore e le nervature; la foglia assume così un aspetto ialino e trasparenze diffuse. Accrescendosi, la larva si nutre anche della pagina superiore, fino a spingersi all’intero germoglio e alle parti neo formate della corteccia del ricaccio verde; si arriva così alla completa defogliazione.
Nel complesso, una pianta e ancor più una siepe, nel progredire dell’attacco patogeno, può presentarsi con ingiallimenti diffusi iniziali, facilmente confondibili con attacchi fungini o colpi di fuoco batterico, ma ad un’attenta osservazione sono inconfondibili le tracce trofiche larvali (tela siricea, rosure e deiezioni larvali sulla pagine). Da segnalare inoltre è una possibile conseguenza dell’attacco larvale: sui tessuti risparmiati e deperiti può svilupparsi un fungo, il Cylindrocladium buxicola Henricot, che con la sua germinazione va a creare ulteriori disseccamenti sulla pagina superiore della foglia, accelerando così il deperimento della pianta ospite.
Ma è ora il momento della parte più attesa: la difesa… che non è semplice…
Le difficoltà nel controllo dell’insetto sono dovute a vari fattori: la morfologia della pianta che non permette un’omogenea distribuzione dei prodotti, soprattutto se abbattenti, fino le parti più interne dove si annidano parte delle larve. Inoltre la presenza della tela siricea protegge efficacemente la larva. La distruzione meccanica della larva è complicata perché non tutti gli individui sono rintracciabili.
Efficace è sicuramente la lotta biologica tramite l’impiego di Bacillus thuringiensis var. kurstaki o var. aizawai. Tuttavia effettuare un lancio nei nostri giardini non è cosa semplice e i prodotti, di difficile reperibilità, sono difficili da manipolare e vanno conservati in ambienti ottimali.
Vi è poi la lotta chimica, oggi realmente efficace, tramite l’utilizzo di prodotti ad azione abbattente e neurotossica, ad ampio spettro d’azione come i piretroidi (Deltametrina, cipermetrina) e gli esteri fosforici (clorpirifos in formulazione microcapsulata); queste molecole sono particolarmente efficaci sugli stadi giovanili dell’insetto.
Quanto detto sulla lotta chimica è ottimamente condensato in un unico prodotto a marchio Kollant, nel Pyrinex Quick, una miscela insetticida a base di Clorpirifosetile microincapsulato e di deltametrina. Le due molecole offrono in contemporanea l’efficacia abbattente del piretroide e la sicurezza della persistenza sistemica del fosforganico, tutto in un unico prodotto, facile da usare e con efficacia garantita.
Ultimo consiglio è quello di praticare concimazioni azotate, abbinate a stimolanti fogliari auxinici per una più rapida ripresa vegetativa dopo l’infestazione.
Ora, dopo qualche parola in più sulla Piralide del Bosso, la domanda è una… Fa ancora così paura?
Dr. Acchini Andrea